“LE” EUROPA
Ha ragione chi sostiene che la politica internazionale si nutre di rapporti di forza e che con quelli bisogna fare i conti: d’altronde, ogni parte ha i propri e li fa, più o meno intelligentemente, valere. Si è capito, senza timore di smentita, che – a forza di evocare molta Europa – il Vecchio Continente si è moltiplicato: ecco “le” Europa, potremmo dire.
In un mondo come l’attuale, guerra in Ucraina compresa e a parte, l’Europa – pur se, inevitabilmente, a geometrie variabili – dovrebbe proporsi come unitaria, non luogo delle continue polemiche (sia chiaro, da tutte le parti) e non semplicistica sommatoria di Nazioni (ogni tanto sarebbe bene ristudiare le visioni dei Padri Fondatori): funzionalisti si, guardando la realtà, ma anche meno. Ben sappiamo, pur nell’evocato sforzo di compattezza, che le crepe interne all’edificio europeo, così come quelle dell’edificio occidentale nel suo complesso, sono ampie e, possiamo immaginare, abbastanza profonde.
Due questioni in particolare. La prima riguarda il tema Ucraina. Jet o non jet ? Cosa è stato deciso nella cena a tre, Macron-Scholz-Zelensky ? Vincerà la ragione dell’evitare un conflitto NATO-Russia ?: perché il tema è tutto lì, essendo lo Zar Putin sensibile al vero burattinaio occidentale, Washington (con Londra). Poi c’è la ragione che sta a cuore a Francesco (e a tanti di noi): l’escalation possibile, con sullo sfondo le armi nucleari, non porta nulla di buono. La seconda questione riguarda l’autonomia strategica europea: riusciranno le classi dirigenti, magari con un sussulto di politica, a dar vita e forza a un progetto condiviso (non provvedimenti random ma un insieme complesso, a partire dal tris politico sicurezza-difesa-intelligence), di senso-significato-strategia, dell’Europa nel mondo ? Inflazione, disagio sociale, semiconduttori, competizione tecnologica, transizione ecologica, ripensamento del welfare state (dentro la grande trasformazione demografica), rapporti continentali con l’area del Mediterraneo allargato (migrazioni docet …), e quant’altro, bussano alle porte delle nostre capitali: eppure, ancora una volta, le reazioni sono scomposte e l’Europa mostra di presentarsi come sommatoria fragile d’interessi in competizione.