Così nota il Cardinale Matteo Zuppi ricordando Joseph Ratzinger-Benedetto XVI (La Stampa, 4 gennaio 2013): “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”, ha indicato nel suo testamento. “Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede”. Lui non ha mai reciso con la spada il groviglio, ma vi è sempre entrato perché le domande trovassero le risposte adeguate. La fede e la ragione si completano, non divergono. Così l’amore e la verità: hanno bisogno l’uno dell’altra.
Torna, e lo dico laicamente, il tema di come affrontare i nodi storici, di come recidere il groviglio. Siamo di fronte a un passaggio realmente strategico perché oggi domina la spada e non si costruisce il dialogo. Lo vediamo ogni giorno e il problema è tutto Politico, di governo di una realtà dalla crescente complessità.
Le parole di Zuppi invitano all’unità, alla ri-congiunzione degli opposti. La ricostruzione della speranza vive dentro questa consapevolezza.
Di fronte alla necessità di ripensare il mondo in termini di sostenibilità politico-strategica, ciascuno in base alle proprie potenzialità e mettendo in campo il proprio senso di responsabilità, il pensiero va inevitabilmente ai tanti conflitti che insanguinano il mondo, ai muri che lo dividono, alle disuguaglianze che spezzano le società umane.
E’ questo il tempo in cui, positivamente e politicamente, occorre pronunciare parole come prossimità e solidarietà in chiave progettuale e non solo come nobile auspicio. Il bene si rafforza anche attraverso un pensiero critico e complesso, dunque libero. Un pensiero che deve passare nella critica al presente come voglia e volontà di ri-appropriarci della Storia. Insieme.