La bella intervista a Papa Francesco pubblicata oggi da La Stampa, a cura di Domenico Agasso, ci aiuta a riflettere.
Forse l’unico leader mondiale a capire davvero il senso di una strada di negoziati per arrivare a un cessate il fuoco e a veri negoziati in Ucraina, Francesco sa che la guerra è nel cuore dell’uomo e, aggiungiamo noi, nella nostra ragione malata.
Bene e male non vivono separati dentro di noi e, dunque, nella storia. Ma la diplomazia e i negoziati esistono per questo, per mediare gli inevitabili rapporti di potere e gli interessi particolari. In questo mondo, tutti siamo responsabili per la situazione nella quale ci troviamo.
Se, nei giorni scorsi, il missile arrivato in Polonia ci ha fatto tremare per la concreta prospettiva di una ‘terza guerra mondiale’, altrettanto dobbiamo dire che una terza mondiale è comunque in atto.
Oggi in gioco, e val bene ribadirlo, è l’ordine del mondo, la sua riconfigurazione. E non è possibile che a pagarne il prezzo siano sempre gli ultimi, i fragili, i poveri, i (crescenti) esclusi dai benefici di una globalizzazione che molti analisti leggono ‘in ritirata’.
Insomma, smilitarizzare il cuore e aprire la ragione devono andare di pari passo. Nulla di ciò che accade ci è estraneo e il tema della complessità emerge decisivo in un momento in cui il pensiero lineare serve soltanto a chi non vuole capire che abbiamo bisogno di nuove prospettive.



