Nonostante vi abbia vissuto per secoli, la comunità cinese in Malaysia, che rappresenta il 22,6% della popolazione, è stata spesso considerata dai nazionalisti come un ‘passeggero’ – e talvolta minaccioso – soggiornante (“pendatang”) nel contesto della politica etnica organizzata del Paese. Ciò riflette forse il patto sociale su base etnica che riconosce tacitamente il primato politico della maggioranza malese in virtù del suo status di bumiputera (“figlio del suolo”). In cambio, le minoranze etniche godono di “spazi e poteri politici separati” e non interferiscono nelle attività del settore privato. Tuttavia, le ansie per l’eccessiva influenza politica della grande comunità cinese del Paese sono rimaste un tema costante nella politica malese, con riferimenti periodici ai cinesi come “immigrati”, che spesso hanno generato polemiche nel discorso politico.
Negli ultimi due decenni, i cinesi della Malesia hanno tendenzialmente votato per il Democratic Action Party, un partito multietnico che fa parte della coalizione Pakatan Harapan. Nel contesto di un elettorato malese diviso, tuttavia, il ruolo politico degli elettori cinesi nelle elezioni generali di questo fine settimana sembra destinato ad essere quello di kingmaker. Mentre il voto dei malesi tende tradizionalmente a essere dominato dall’Organizzazione Nazionale dei Malesi Uniti e dalla sua alleanza Barisan Nasional (BN), queste elezioni vedono il BN contendersi il voto dei cinesi malesi con il rivale Perikatan Nasional (PN), che esprime anche il credo nazionalista necessario per conquistare l’elettorato malese. Con l’apparente parità tra BN e PN che probabilmente si spartiranno il 69,9% di voti bumiputera (malesi e altri gruppi indigeni), i voti cinesi potrebbero rivelarsi la chiave per rompere l’impasse.
Malaysian Chinese community to shape national poll | Lowy Institute – Qi Siang Ng



