Il numero 4/2022 di Limes (“Il caso Putin”) ci aiuta a capire il “mondo russo”. Ebbene, la complessità di ciò che viene descritto è assai utile per capire l’oggi.
Ascoltare i mondi è necessario per fare in modo che gli stessi non vengano utilizzati a fini di guerra, di violenza e di morte. Qui, secondo me, si colloca il filo sottile di chi voglia analizzare senza giustificare. Per arrivare a prendere atto, realisticamente, che non esistono soluzioni lineari a problemi complessi.
Se esistono gli universi culturali, non esistono gli universali culturali. Se gli universi culturali vanno ascoltati, com-presi e politicamente governati, gli universali culturali vanno evitati. Se la priorità dell’oggi è far cessare questa guerra, la responsabilità delle classi dirigenti è di immaginare creativamente il futuro già presente. I mondi non moriranno, nemmeno il mondo russo, raggiunta una tregua.
Per ascoltare i mondi occorre partire dalla relatività delle proprie posizioni. Nessuno può credersi il centro della storia perché quella appartiene a ciascuno e a tutti, non ha un centro ma è un mosaico. L’essenza del mosaico è la relazione tra le parti, tutte necessarie a comporre dinamicamente il Tutto.
Da molte parti si sente dire che, per tentare di fermare la guerra in Ucraina, occorre sedere le varie parti in causa, non solo Russia e Ucraina, al tavolo di una grande conferenza internazionale (richiamando Helsinki). Se la prospettiva è interessante, a condizione che si lasci lavorare la diplomazia nella dovuta riservatezza (rendendo pubblici i fatti compiuti e non i work-in-progress), è fondamentale che essa sia seguita da un grande lavoro culturale-politico di ri-pensamento per la ri-fondazione di nuovi inizi glocali, di respiro planetario: quello che qui chiamo “progetto di civiltà”.
Un “progetto di civiltà” nasce, anzitutto, nell’ascolto reciproco. In una meta-analisi, possiamo dire che la radice del problema storico nel quale siamo immersi è l’esasperazione competitiva. Una competizione che si è pericolosamente spostata dall’ambito economico ai rapporti personali, fino alle relazioni internazionali. Con un apparente paradosso, il mondo caotico nel quale ci troviamo può essere davvero l’inizio di nuovi inizi: perché è ormai chiaro che tale situazione non può garantire sostenibilità nei campi della tenuta sociale e ambientale e della resilienza dei sistemi economici e politico-istituzionali. Proprio ora è il tempo di percorrere l’oltre, con azioni glocali (globali in ogni territorio) di immaginazione strategica.
Non si tratta, come troppo spesso accade, di insistere su pensieri oppositivi e antagonistici. In una sorta di folle corsa a primeggiare, non ci rendiamo conto che, così facendo, pericolosamente alimentiamo e incattiviamo la competizione: mentre essa, invece, dovrebbe essere moderata da una progressiva cooperazione sistemica. Abbiamo la responsabilità di chiederci: di quale pensiero abbiamo bisogno per com-prendere i mondi ? E ancora: per cambiare via, da dove dobbiamo ripartire ? Ne parlerò in prossimi contributi.
Ascolto, relatività, complessità, dialogo, pensiero critico e complesso. Ecco i termini per nuovi inizi, per nuove mediazioni e per nuove visioni. Dentro a un “realismo progettuale”, nulla può più essere come prima. Se vogliamo dire pace, dobbiamo cambiare via.
La riflessione continua …
Riflessioni collegate