Un risultato, nella permanente tensione geostrategica che si respira in giro per il mondo, è chiaro: lo smarrimento delle persone di fronte a una guerra perennemente annunciata alle porte dell’Europa.
Che i rapporti di forza a livello internazionale siano in fase di ri-configurazione, peraltro non da oggi, è un dato con il quale dobbiamo fare i conti. Mi interrogo sugli effetti che tutto ciò comporta sulla realistica percezione della sicurezza. Dove ci portano queste tensioni nell’ “eterno presente” ?
Le nostre società, particolarmente quelle occidentali, sono da tempo percorse dalla erosione della coesione. La pandemia ha dato il colpo di grazia, esacerbando le disuguaglianze e, attraverso il distanziamento sociale, rinchiudendo ciascuno in un piccolo mondo sempre più auto-referenziale. Ci troviamo, direi, nell’assolutizzazione del mondo-della-necessità.
Questo quadro, a mio modo di vedere, è estremamente pericoloso perché nessun recovery sembra tenerne conto. E non sarà certamente il “bonus psicologo” a risolvere il problema.
Russia, Ucraina, USA, NATO, Cina e i tanti conflitti e muri in giro per il mondo sembrano costruire una sceneggiatura perfetta, stravolgendo la bellezza di un mondo incerto nella tragicità di un mondo insicuro. Come possiamo chiedere fiducia alle persone in un contesto del genere ? La sceneggiatura sembra adatta per uno spettacolo teatrale in cui il pubblico non partecipa, si astiene ma è costretto a guardare, impossibilitato ad agire, a partecipare alla storia là descritta.
Certamente ne va della qualità delle nostre democrazie, palcoscenici fissi nei quali si muovono dinamiche esterne che si radicano senza mediazione. Certamente questa situazione descrive la de-generazione della partitica, ciò che volentieri – e sbagliando – chiamiamo politica. Quest’ultima, infatti, non è de-generata perché non c’è: non ci sono mediazioni, solo compromessi, e tanto meno visioni.
La rivoluzione tecnologica, inoltre, fa il suo percorso. Le Big Tech non chiedono permesso ma si muovono industurbate, nel bene e nel male, in assenza di politica.
Insomma, vediamo mondi paralleli. Da questo possiamo trarre una lezione: siamo come “staccati” dalla realtà, cittadini senza cittadinanza, società senza relazioni e senza dialoghi. Queste parole valgano come provocazioni, per nuovi inizi progettuali.