(Marzia Giglioli)
I pregiudizi verso le donne sono ancora lì, come scolpiti e non accennano a diminuire. Negli ultimi 10 anni non c’è stato alcun miglioramento, rileva l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ‘Breaking down gender biases’ (Abbattere i pregiudizi di genere) a cura dell’UNDP.
I bias inquinano il giudizi, le civiltà, bloccano i cambiamenti, generano condizioni sbagliate, si infiltrano negli algoritmi dell’intelligenza artificiale e portano a conclusioni pericolose. In queste ore di viglilia dell’8 marzo il pensiero va ai femminicidi in cui l’Italia ha un triste primato ma va anche alle donne iraniane che combattono per i loro diritti fondamentali.
Lo studio ONU si basa sul ‘gender social norms index’ – GSNI – indice che quantifica i pregiudizi su capacità e diritti nei confronti del genere femminile prendendo in considerazione 4 parametri (integrità politica, educativa, economica e fisica, le aree in cui le donne e le ragazze subiscono maggiori discriminazioni in modo sistematico) per conoscere le attitudini e le convinzioni delle persone. I dati di tracciamento ci dicono che i pregiudizi restano radicati nella società, anche a dispetto delle campagne mondiali per i diritti e perfino del MeToo. ‘Anche le stesse donne sono vittime di convinzioni errate sul genere’, si legge nel report.
Il 69% della popolazione mondiale pensa che gli uomini siano leader politici migliori e solo il 27% crede che sia essenziale per la democrazia che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Il 46% crede che gli uomini abbiano più diritto a lavorare e il 43% che siano anche manager migliori delle donne. Il 28% pensa che l’università sia più importante per gli uomini ed un quarto della popolazione ritiene ‘giustificabile’ che un uomo picchi la moglie. Ad oggi, il 26% delle donne di età superiore ai 15 anni ha subito violenza di tipo fisico, sessuale o emotiva da parte del partner.
Nella fotografia dell’UNDP, il 61,58% degli italiani ha pregiudizi di genere verso le donne.
Domani 8 marzo è dedicato alle donne e dovrebbe essere una festa, ma ha invece il sapore triste che tocca le coscienze e va oltre le condanne al patriarcato. Da queste pagine vorremmo riflettere insieme ‘senza parole’ ma ricordando Marquez (nell’articolo che segue a firma di Maria Eva Pedrerol) e una sua frase che dovrebbe mettere in guardia su tutto il resto quando si affronta la narrazione sulle donne e sulle barriere che minano la complessità necessaria al pensiero di ognuno di noi.
Esce in questi giorni un libro postumo di Marquez e ci piace ‘leggerlo’ nel suo significato complesso su The Global Eye.
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