Sono passaggi di senso e di significato, nel mistero. Questo è vivere, tra ciò che conosciamo e pensiamo e ciò a cui ci affidiamo, verso cui abbiamo fede.
Crediamo, laicamente, che la fede sia un grande atto di amicizia, di ritorno all’unità. Non è forse questo il significato originario della parola “religione”, ciò che lega ?
Ripartire da questo punto, guardando alla elaborazione di un “progetto di civiltà”, è necessario. Nulla, dentro di noi, nella realtà e tanto meno nelle Chiese-Istituzioni, è immune dalla separazione, atto del tutto contrario all’incontro dialogante (per questo religioso) di ogni uomo con il mistero.
Ri-appropriarci della verità della e nella Storia significa ricercare nella nostra condizione umana, mondo contraddittorio e incerto che, inevitabilmente conflittuale, siamo chiamati a ri-legare attraverso una ragione aperta e una volontà progettuale. Mentre tutto sembra andare in direzione ostinata e contraria, la voce e la luce della speranza possono accendersi in un atteggiamento profondamente religioso che, in quanto tale, è profondamente umano e, dunque, profondamente Politico (la maiuscola è voluta).
Questo approccio è fondamentale per chi si occupa di questioni internazionali. Non possiamo arrenderci alla guerra e alla violenza: così come il male ci appartiene, abbiamo dentro di noi l’antidoto per combatterlo. Occorre, però, una visione storica che, partendo dalla mediazione e dal negoziato, approdi in un dialogo che diventi principio di costruzione comune, progressivo avvicinamento delle parti, voglia e volontà di una costante riforma del sistema mondo nel quale viviamo: perché solo in ciò che si forma continuamente (che si ri-forma) possiamo trovare la spinta virtuosa della “verità storica”. E dobbiamo farlo come uomini, non strumentalizzando un Dio per fini “banalmente tragici” ma applicando la religione come ciò che (ci) lega come persone, con ogni altro, con la realtà e con il mistero. Per essere davvero umani.