Qui ci occupiamo di pensiero complesso, necessario per camminare nella complessità e nelle complessità del mondo e dei mondi che evolvono. Ci sembra sempre più chiara l’evidenza concomitante di zone di luce e di zone di ombra: è difficile guardare a un ordine mondiale e, forse, è proprio quella idea che dovremmo abbandonare. Il pensiero complesso, nella nostra elaborazione, si accompagna a un realismo ripensato. Ci muoviamo tra grandi opportunità e altrettanto grandi rischi. Il mondo appare frammentato e diversi sono i player (non solo Stati) che lottano per imporre i propri rapporti di forza. Vi è una competizione esasperata laddove le popolazioni soffrono e l’ambiente naturale è in pericolo, le democrazie liberali sembrano non riuscire più a rappresentare quel modello tanto agognato fino a pochi decenni fa, le disuguaglianze “spaccano” le società e fanno aumentare pericolosamente la forbice tra i ricchi, sempre di meno e sempre più ricchi, e i poveri, sempre di più e sempre più poveri. Viviamo uno smarrimento culturale perché spesso non riusciamo a capire il mondo in cui siamo e le sue possibili evoluzioni; viviamo uno smarrimento politico perché abbiamo sostanzialmente rinunciato al governo politico della realtà in nome di una governance fragile rispetto alla radicalità e alla velocità dei cambiamenti in atto. Tutto entra in metamorfosi soprattutto in conseguenza dell’imporsi della quarta rivoluzione industriale: le tecnologie emergenti stanno trasformando le nostre vite fin nel profondo e, strategicamente, dalla terra allo spazio. E’ importante entrare dentro questa trasformazione epocale rispetto alla quale oggi ci sono ancora molta superficialità e ignoranza: molte classi dirigenti (non solo in politica) non riescono a saltare oltre la retorica dell’innovazione per cercare di entrare dentro il mondo nuovo che già vive nel nostro presente. Questo primo articolo vuole introdurre una possibilità di lavoro comune: pensiero complesso e realismo ripensato sono necessari perché la linearità e la semplificazione, tanto quanto la carenza di visioni strategiche (nella mediazione), ci hanno portato al punto di dover cambiare strada.
Here we deal with complex thinking, necessary to make a path through the complexity and the complexities of the world and of the worlds that evolve. The concomitant evidence of areas of light and areas of shadow seems increasingly clear to us: it is difficult to look at a world order and, perhaps, it is precisely that idea that we should abandon. Complex thinking, in our elaboration, is accompanied by a “rethought realism”. We move between great opportunities and equally great risks. The world appears fragmented and there are several players (not just States) struggling to impose their own balance of power. There is exasperated competition where populations suffer and the natural environment is in danger, liberal democracies seem to no longer be able to represent that much desired model until a few decades ago, inequalities “split” societies and dangerously increase the gap between the rich, less and less and always richer, and the poor, more and more and more and more poor. We live in cultural bewilderment because we often fail to understand the world we are in and its possible evolutions; we are experiencing political bewilderment because we have essentially renounced the political government of reality in the name of a fragile governance compared to the radicality and speed of the changes taking place. Everything goes into metamorphosis especially as a consequence of the imposition of the fourth industrial revolution: emerging technologies are transforming our lives deep down and, strategically, from the earth to space. It is important to enter into this epochal transformation with respect to which today there is still a lot of superficiality and ignorance: many ruling classes (not only in politics) are unable to jump beyond the rhetoric of innovation to try to enter the new world that already lives in our present. This first article intends to introduce a possibility of common work: complex thinking and rethought realism are necessary because linearity and simplification, as well as lack of strategic visions (in mediation), have led us to the point of changing direction.